Poesie del disamore e altre poesie disperse
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Poesie del disamore e altre poesie disperse

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«E sei come le voci / della terra – l’urto / della secchia nel pozzo, / la canzone del fuoco, / il tonfo di una mela; / le parole rassegnate / e cupe sulle soglie, / il grido del bimbo – le cose / che non passano mai. / Tu non muti. Sei buia. / Sei la cantina chiusa, / dal battuto di terra, / dov’è entrato una volta / ch’era scalzo il bambino, / e ci ripensa sempre. / Sei la camera buia / cui si ripensa sempre, / come al cortile antico / dove s’apriva l’alba» (C. Pavese).

Nella poesia di Pavese – siccome in ogni grande poesia – ricogni­zione del mondo oggettivo, e cioè, nella fattispecie pavesiana, Santo Stefano Belbo e Torino, campagna e città, ed estrinsecarsi di auto­biografia interiore (definizione psicologica come ricordo di ragazzo: di ragazzo che perpetuamente si fa uomo) s’annodano indistrica­bilmente, al pari di mente e corpo nel parallelismo psicofisico di Spinoza. Se però in Lavorare stanca mondo agricolo e metropoli­tano, io e realtà esterna si articolano in un verso lungo, prosastico, viceversa nelle ultime poesie – segnatamente ne La terra e la morte e in Verrà la morte e avrà i tuoi occhi – il verso si spezza, esaurendo come in un’estrema amarezza la poesia-racconto degli anni giova­nili. E dal verso infranto Pavese trarrà, con metrica esasperazione, certo altissimo, disperato lirismo. Rapido e sincopato come i tuffi del sangue. Come la musica che, nottetempo, scende dalla cupa collina.

Cesare Pavese
100 Articoli

Scheda tecnica

ISBN
9788833815442
Autore
Cesare Pavese
Collana
Biblioteca Montecristo
Anno
2024
Numero di pagine
100
Tipo di copertina
Flessibile

Riferimenti Specifici

isbn
9788833815442
Nuovo
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